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Pinacoteca del Roero - GuareneLa collezione ebbe inizio nel 1975 da un progetto del pittore guarenese Dino Pasquero, attuale direttore della pinacoteca. Quell’anno fu indetto il Primo Concorso Nazionale di Pittura “OMAGGIO A GUARENE”, che prevedeva l’esecuzione “en plein air” di un’opera sul tema “Aspetti caratteristici di Guarene (paesaggio, usi, costumi)”.
Primo vincitore, eletto da una giuria di esperti, fu il pittore Gianni Sesia della Merla ed il suo quadro, rappresentazione di una delle bellezze architettoniche più amate dai guarenesi, la chiesa della SS. Annunziata, segna l’inizio della raccolta.

La manifestazione, molto apprezzata dai guarenesi e dalla stampa locale e specialistica, fu replicata nei due anni successivi, ma il regolamento fu riveduto: le opere, presentate in concorso previa ammissione, venivano eseguite in studio. Furono premiati i pittori Alfredo Ciocca nel 1976 e Carpiè nel 1977.
Dopo il 1977, nonostante il successo crescente della manifestazione e l’impegno degli organizzatori, l’evento artistico guarenese, suddiviso nell’estemporanea “Omaggio a Guarene” e nel “Premio Guarene di Pittura”, fu sospeso per un lungo decennio.

Nel corso del 1987 Dino Pasquero conobbe Renato Fresia, matematico, ma soprattutto storico locale e condivise con lui il progetto, che, se pur abbandonato da anni, continuava a coltivare come si alimenta un desiderio irrealizzabile. Il dottor Fresia si impegnò a sostenere, sia personalmente sia mediante la Biblioteca, il concorso di Pittura e la costituenda Pinacoteca.

Così nel 1988 riprese il “Premio di Pittura Comune di Guarene”, profondamente rinnovato per delibera della Giunta Comunale: una giuria fu incaricata di selezionare, di anno in anno, artisti di fama nazionale ritenuti particolarmente meritevoli, ai quali assegnare la medaglia d’oro offerta dal Comune di Guarene. Ciascuno dei premiati ha fatto dono alla Pinacoteca di un’opera, scelta a sua discrezione. Nel 1988 il premio fu attribuito al pittore Romano Campagnoli.

Dal 29 ottobre 2003 la Pinacoteca reca, per deliberazione della Comunità Collinare, la denominazione di “Pinacoteca Comunale del Roero”.

La collezione, ospitata fino al 2004 al pian terreno di Casa Casavecchia, in una delle sale della Biblioteca Civica, e poi temporaneamente traslocata presso il Palazzo Comunale, ha finalmente, dal giugno 2010, una collocazione permanente al primo piano dello storico edificio che ospita anche la biblioteca.

L’abitazione signorile che si sviluppa su tre piani risale alla fine del XIV secolo, come testimonia l’arco ritrovato sulla facciata durante i lavori di ristrutturazione della stessa. Più volte rimaneggiata, la struttura attuale è del XVIII secolo.

L’edificio, appartenuto al notaio Soffietti e poi alla famiglia Casavecchia, fu acquistato a prezzo simbolico dal Comune negli anni ottanta e destinato alla Biblioteca Civica e a sede per le associazioni. Le antiche sale della casa, che oggi ospitano le opere della collezione, accolgono il visitatore in un’atmosfera d’altri tempi.

Ettore Fico Pinacoteca del Roero - Guarene

Ettore Fico (1917 – 2004)

Le opere, quasi tutte pittoriche, che costituiscono la collezione appartengono ai maggiori esponenti dell’arte contemporanea piemontese.
Ecco i loro nomi: Sergio Albano, Romano Campagnoli, Antonio CarenaCarpiè, Francesco Casorati, Sandro Cherchi, Mauro Chessa, Alfredo Ciocca, Riccardo Cordero, Luigi Delleani, Ettore FicoCarlo Giuliano, Ottavio Mazzonis, Antonio Munciguerra, Ugo NespoloGianni Sesia della Merla, Dino Pasquero, Enrico PaulucciCarlo Pirotti, Giorgio Ramella, Piero Ruggeri, Carlo Sismonda, Giacomo Soffiantino, Francesco Tabusso, Sergio Unia.
All’elenco precedente si aggiungono importanti donazioni tra le quali si distinguono il disegno di Felice Casorati donato dal figlio Francesco, il grande dipinto dell’ottocento piemontese di Augusto Carutti di Cantogno, il ritratto di Dario Treves dono del suo allievo Alfredo Ciocca e l’autoritratto di Antonio Testa.
Appartengono da poco alla collezione anche opere di Beppe Gallo, Roberto Andreoli, Mondo BraccoGiuseppe Lucovico Bracco, Antonio Testa, Elio Favro.

Mappa Itinerario Porcellane d'AutistaL’itinerario artistico, realizzato tra il 2010 ed il 2011 dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Guarene, si snoda lungo le vie del centro storico seguendo un percorso mappato che ha inizio e fine sulla piazza principale, sulla quale si affacciano il palazzo comunale e la Chiesa della SS. Annunziata. Anche le frazioni sono state artisticamente arricchite con le porcellane.

Le 50 opere, create da artisti locali e da molti tra i maggiori esponenti dell’arte contemporanea piemontese, sono infatti riprodotte con processo serigrafico sulle porcellane; la collezione originale è conservata nella Pinacoteca Comunale del Roero, promotrice dell’iniziativa.

Il progetto è inserito nel piano di valorizzazione del territorio contenuto nel dossier di candidatura dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato a patrimonio UNESCO.
Si ringraziano gli artisti e coloro che hanno contribuito alla realizzazione del percorso d’arte con finanziamenti ed impegno personale, in particolare le associazioni, gli sponsor privati e la famiglia Favro che ha gratuitamente offerto le porcellane sulle quali sono realizzate le opere.

Le Porcellane d'Artista

Fu Dino ad esprimere il desiderio di abbellire con opere di pittori l’intero centro storico, pensando alle insegne di Bossolasco, che tanto successo hanno riscosso, portando arte, fama e bellezza nel piccolo paese della Langa.

Inizialmente si pensò di associare il tema di ciascuna opera al mestiere o alla caratteristica prevalente della via e di produrre così targhe artistiche da applicare sotto le indicazioni civiche. Tuttavia ricercare un tema appropriato e forzare un artista a rappresentarlo avrebbe eccessivamente limitato la sua sacrosanta libertà di espressione. Per questo agli artisti che Dino contattò fu chiesto di realizzare un soggetto a loro discrezione sul tema ampio e generale di Guarene e del Roero.

“Porcellane d’artista”, fu questa la denominazione che Dino pensò per il progetto: le opere dei pittori sarebbero state stampate su ceramiche rettangolari, la cottura a forno avrebbe reso indelebili al tempo e alle intemperie i colori.

La generosità degli artisti e delle loro famiglie non si fece attendere: i Favro, interpellati sulle ceramiche adatte all’uso, non solo reperirono il materiale ma fornirono gratuitamente tutte le porcellane.

Su chi realizzò il primo disegno non ci sono dubbi: Dino si diede all’opera con incontenibile entusiasmo e tracciò il ritratto di Renato Fresia, storico locale che a Guarene ha dedicato lunghi studi per scoprire i misteri del nostro lontano passato, fu tra i fondatori della Biblioteca Civica ed appoggiò Dino, incoraggiandolo ed aiutandolo a portare avanti il progetto di una pinacoteca a Guarene, naufragato al suo nascere negli anni settanta.

Con i contorni netti, sopra lo sfondo trasparente ed impalpabile della sagoma della collina con il castello, i tratti del volto di Renato ed il disegno della casa con la finestra illuminata, la finestra dietro cui era solito sedere intento a coltivare la sua passione per la storia.

Nessuno tra gli artisti contattati rifiutò la proposta, anzi tutti aderirono immediatamente con estrema generosità. I primi ad essere contattati furono gli amici di sempre: Carlo Giuliano, Alfredo Ciocca, Gianni Sesia della Merla e, come già scritto, Giorgio Ramella.

Il progetto iniziale era di raccogliere una ventina di opere da distribuire per le vie più importanti del centro storico. Unico costo da sostenere la stampa dei disegni sulle porcellane, per il quale una delibera di giunta stanziava una piccola somma. Il progetto venne accolto favorevolmente dall’amministrazione, che comprese oltre alla nostra inarrestabile passione, anche l’importanza culturale e turistica dell’investimento. La rilevanza del progetto crebbe con l’inserimento nel novembre 2010 delle “Porcellane d’Artista” nel dossier di candidatura dei paesaggi vitivinicoli di Langa, Roero e Monferrato a patrimonio UNESCO tra i piani di valorizzazione presentati a sostegno del Roero. Molti dei soggetti rappresentati dagli artisti sono legati al Roero, agli usi tradizionali, al paesaggio viticolo, all’uva ed al lavoro dei viticoltori, spesso avvicinati alle bellezze architettoniche del centro storico guarenese, in linea con le caratteristiche richieste dal piano. Si evidenziò l’originalità del progetto, che si propone di avvicinare all’arte anche quei visitatori che generalmente non ne sono interessati, incuriosendoli, destando la loro attenzione su temi legati al territorio, alla tradizione, al paesaggio ed invitandoli a visitare la pinacoteca per ammirare le opere originali.

La partecipazione di Ramella e Giuliano ci fece osare là dove non avremmo mai spinto le nostre ambizioni: Dino cominciò a rivolgere la richiesta ai nomi più prestigiosi presenti in pinacoteca e, parlando con loro, ebbe la sorpresa di vedere accolta con entusiasmo la proposta con sincere congratulazioni per l’iniziativa.

Accolsero l’invito a creare un’opera per Guarene Francesco Casorati, Giacomo Soffiantino, Francesco Tabusso, Ugo Nespolo, Riccardo Cordero, Sergio Unia, Mauro Chessa, Antonio Munciguerra, Ottavio Mazzonis.

Anche le famiglie degli artisti non più in vita risposero donando un’opera del loro congiunto, complimentandosi con Dino per il progetto e ringraziandolo per essere stati ricordati e coinvolti.

Con rammarico apprendemmo della morte di Ottavio Mazzonis proprio la settimana in cui avremmo dovuto fargli visita per ritirare l’opera. Nonostante i tentativi, non riuscimmo più a contattare nessuno dei suoi. Chissà se nel suo studio c’è una creazione destinata a Guarene? Probabilmente non avremo mai risposta.

Diversamente dagli artisti e dai loro familiari, che accolsero a braccia aperte la proposta della pinacoteca di Guarene, fu deludente contattare le fondazioni, che non compresero l’importanza dell’iniziativa quale omaggio alla memoria degli artisti defunti e sicuramente non agirono come avrebbero fatto coloro che si propongono di proteggere e valorizzare, rispondendo a volte in modo addirittura saccente.

Gallery

Centro Culturale Il Cammello - GuareneCon delibera 49/2013 il Consiglio Comunale il 30 dicembre 2013 ha approvato con voto unanime la convenzione per l’affidamento della Pinacoteca Comunale del Roero all’associazione Centro Culturale “Il Cammello”, costituita il 27 novembre 2013 con lo specifico scopo di curarne la gestione, incaricandosi delle aperture e dell’assistenza alle visite, di far crescere la collezione e di diffonderne la conoscenza, valorizzando unitamente l’intero percorso museale del centro storico guarenese.

Costituita senza scopo di lucro e su base volontaria, l’associazione comprende tra i suoi organismi una commissione di tecnici costituita da critici d’arte ed esperti del settore, al parere della quale ricorrono e fanno affidamento il presidente ed il consiglio direttivo.

Tra le numerose iniziative culturali in progetto si segnalano le mostre personali degli artisti della pinacoteca.

Certamente la sfida più ambiziosa e coinvolgente è interessare un pubblico sempre più numeroso al ricco patrimonio artistico e storico di Guarene, cercando di attrarre visitatori e curiosi e soprattutto le giovani generazioni.

 

Perché mai la denominazione “Il Cammello”?

Francesco Tabusso non terminò mai l’acquerello destinato a Guarene e alle cui prime pennellate Dino ed io avevamo assistito.
Attendevo con impazienza quell’opera che avevo visto nascere e, pur comprendendo le motivazioni legate ai problemi di salute del suo autore, fui davvero delusa quando Dino mi avvisò di aver ritirato il bellissimo disegno di Casorati, ma di essere uscito a mani vuote dalla casa di Tabusso: non l’aveva ancora fatto.

<<Non l’ho terminato ed i funghi che avevo iniziato a dipingere ora sono secchi>> si giustificò Francesco.

Dino insistette e lo pregò: il suo nome non poteva mancare. Francesco, come già la prima volta, disse di sì.
Approfittando della collaborazione della giovane badante, che aveva compreso l’importanza del progetto e della partecipazione di Tabusso, Dino quasi ogni giorno telefonava per avere notizie e riuscire a parlare con Francesco, riservato e solitario.

L’ostinazione a volte paga: un giorno finalmente fu la badante ad informare Dino di passare a ritirare l’opera.
Aveva portato quale dono e ringraziamento a Francesco una bottiglia di vino, che sapeva gradita. La bottiglia fu stappata ed entrambi gustarono il vino; Francesco, dai movimenti lenti e rari come le parole, portò più volte alla bocca il bicchiere, e lo trattenne a lungo in quella posizione senza bere quasi nulla.
Disposti sul letto c’erano ben cinque acquerelli.

<<Scegline uno>> disse Francesco.

Dino li guardò attentamente e, nell’imbarazzo della scelta, ne selezionò due, dicendo che si sarebbe consultato anche con me per decidere quale scegliere.
Ero ansiosa di vederli e, quando finalmente accadde, fu amore a prima vista; non ebbi esitazione: <<Dino, li teniamo entrambi! La natura morta è bellissima, la composizione di fiori ed animali è troppo tenera ed innocente>>.

Decidemmo i titoli: “Natura morta con mela verde” e “Il risveglio del sottobosco”.
Egoisti! Tenemmo l’uovo e la gallina. L’autore ancora oggi non sa che entrambi appartengono a Guarene, entrambi sono diventati porcellane e pezzi inestimabili della nostra anima.

Speriamo che ci perdoni.
Fu quella la prima volta del cammello.
Non conoscevo la storia del cammello, me la raccontò Dino una sera.

C’era una volta un cammello che stava nel deserto. Aveva trasportato cammelliere e bagagli per chilometri finché una tempesta di sabbia costrinse il cammelliere alla sosta: la sabbia spostata dal vento si infilava dappertutto e rendeva impossibile la visibilità. Il cammelliere eresse la piccola tenda per ripararsi e riposare ed il cammello vi si acquattò vicino in attesa che quella insopportabile tempesta avesse fine.

La sabbia saturava l’aria, quasi non si poteva respirare; persino il cammello, abituato alle tormente, si trovava in difficoltà estrema. Pensava al cammelliere al riparo dentro la tenda.
Forzò con la testa la porta chiusa penetrando con il muso l’interno.

<<Potrei per favore tenere il capo all’interno della tenda? La sabbia del deserto mi impedisce di respirare e di tenere aperti gli occhi>> disse al cammelliere.

<<Va bene, capisco>> rispose l’inquilino.

Con la testa al riparo la vita era decisamente migliore, ma il vento e la sabbia pungenti colpivano le gambe e tutto il resto del corpo, soprattutto una zampa anteriore sulla quale riportava una piccola ferita vicino allo zoccolo. Fu spontaneo infilare lo zoccolo fino al ginocchio forzando ulteriormente la piccola apertura attraverso la quale aveva inserito la testa. Finalmente si attenuò anche il bruciore della ferita.

Ora era in piedi su tre zampe ed il vento lo sospingeva, con difficoltà riusciva a mantenersi in equilibrio. Perciò introdusse l’intera zampa nella tenda per appoggiarla a terra.

Tuttavia il tenere una zampa anteriore fuori e una dentro lo costringeva ad una posizione del tutto scomoda; introdusse anche l’altra. Non è difficile immaginare la conclusione: il cammello, pezzo dopo pezzo occupò interamente la tenda, costringendo il cammelliere a raggomitolarsi in un cantuccio. D’altra parte la sopravvivenza ed il benessere del cammello sono fondamentali per tutto il sistema cammello e cammelliere.

La prima volta che Dino fece riferimento alla similitudine del cammello accadde parlando della sistemazione degli originali delle porcellane in pinacoteca.
Si era inizialmente pensato di disporli su più file in una parte del corridoio attiguo alle sale della pinacoteca e, nell’eventualità che lo spazio non fosse sufficiente, sulle pareti della scala che collega biblioteca e pinacoteca. L’ipotesi iniziale teneva conto di un numero molto più esiguo di opere, inoltre Dino avrebbe voluto evitare l’occupazione del corridoio del primo piano, attiguo alle sale, così propose di sistemare le opere nel corridoio sottostante, di pertinenza della biblioteca.

<<Faccio come il cammello, mi introduco in biblioteca.>> commentò.

Così la similitudine del cammello è stata spesso utilizzata, tanto che a volte, osservando Dino che parla, me lo figuro come un cammello, un cammello con il volto di Dino. Per poche frazioni di secondo riesco a contenere il riso, poi egli comprende (forse riconosce la propria immagine di cammello riflessa nei miei occhi) ed entrambi scoppiamo a ridere a crepapelle.

La similitudine del cammello ci ha divertiti parecchio e, riflettendo insieme su questa storiella, abbiamo convenuto che “Il cammello” è il nome giusto per l’associazione culturale che fonderemo e che si occuperà della gestione della pinacoteca e della iniziative legate all’arte.
Il cammello infatti diventa metafora di resistenza, caparbietà, fede nei valori fondamentali della cultura e dell’arte e nella loro salvaguardia.
Il cammello non resiste, non lotta per egoismo, dalla sua sopravvivenza dipende la salvezza comune, non pensa ad una vita comoda, ad un’alternativa al deserto, quello è il suo posto ed il valore della sua stessa vita.

Giuliana Borsa, “La Pinacoteca ed il Cammello”