L’incrocio di Sant’Antonio

La prima tappa dell’itinerario ArchItinera coincide con l’incrocio di Sant’Antonio, che rappresenta l’ingresso più scenografico a Guarene.
La strada che arriva da Castagnito si trasforma progressivamente in un viale che inquadra la mole del Castello, come un cannocchiale ottico che concentra l’attenzione sull’architettura, realizzando quell’unione tra paesaggio e architettura molto cara al Barocco.

Il nome dell’incrocio è legato alla cappella che si trova su uno degli angoli. Già nel ‘500 esisteva un’edicola dedicata a Sant’Antonio; nel corso del tempo essa diventa una vera e propria chiesa, ma nel 1860 viene abbattuta e ricostruita con dimensioni ridotte, perché era di ostacolo alla viabilità. Questa zona è sempre stata fuori dalla mura medioevali che cingevano l’abitato, condizione che ha portato nel corso dei secoli alla costruzione di cascine e di rustici per l’attività agricola.

Guarene infatti, come gli altri paesi della zona, è sempre stata legata all’agricoltura: oltre alla produzione vitivinicola e alla coltivazione di cereali, occorre menzionare la frutticultura, tra i cui prodotti spiccano la nocciola Piemonte e la pera madernassa.
La cascina collocata sulla sinistra della strada, che prende anch’essa il nome dalla piccola cappella di Sant’Antonio, è l’edificio più importante della zona.
Acquistata dai Roero, signori di Guarene per diversi secoli, è stata uno dei principali possedimenti dei conti, che hanno sviluppato qui le proprie attività agricole. Sulla facciata è ancora riconoscibile lo stemma della casata: tre ruote di carro.

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